lunedì 9 dicembre 2013

Masseria alla Starza 2°








La Masseria alla Starza
Salvatore, secondo enfiteuta della Famiglia Daniele


In un precedente articolo si è accennato di Giuseppe Daniele primo, enfiteuta della Masseria alla Starza. Scarse le notizie circa la sua vita terminata nell’anno 1778; più vaste invece le informazioni che vari “istrumenti” ci rilasciano circa suo figlio Salvatore che gli subentra nella conduzione del Territorio.
Il giorno 3 febbraio dell’anno 1779, con istrumento rogato dal notaio Don Ferdinando Ragnisco  di Pozzuoli, Don Onofrio Monaco, concessionario della Mensa Vescovile di Pozzuoli, concede per successione in enfiteusi perpetua a beneficio di Salvatore Daniele, erede del fu Giuseppe Daniele, sotto la natura e patti “Enphiteucia  Perpeturum”  un Territorio  di circa sette moggia, ancora da misurarsi, arbustato, vitato, fruttato e seminato e con vari edifici di fabbrica e comodi rurali, situato “extra mure” della città di Pozzuoli nel luogo denominato “La Starza” [foto 1].
Il fondo è concesso in enfiteusi per il canone annuo perpetuo ed inaffrancabile  di Ducati 94 e Grana 50, canone però da accrescersi o diminuirsi così come sarebbe risultata l’esatta misura del fondo da calcolarsi comunque in ragione di annui Ducati 13 e mezzo il moggio, giusta la valutazione fatta dal signor Paolo di Costanzo pubblico esperto di campagna (perito agrario) eletto con il comune consenso dai due contraenti.
Detto canone sarà pagato dal Daniele al detto Don Onofrio, o suoi eredi e successori, ogni quindici di agosto di qualsiasi anno, in Pozzuoli e però in Carlini d’argento (altra moneta corrente nel Regno di Napoli), iniziando dal quindici di agosto dello stesso anno 1779 per intero e così continuare anno per anno "inphinitum et in perpetuum", essendosi esso Daniele sottoposto a tutti i patti devolutivi citati.
Fatto poi misurare, in seguito, detto Territorio da Giuseppe Antonio Costantino, pubblico agrimusore (agrimensore) [foto 2], nonché esperto dell’Ufficio di Tavolario di Pozzuoli, eletto anch’esso di comune consenso  in base alla clausola apposta all’originario istrumento, esso Territorio è ritrovato di moggia 6, quarti 3, nona 1 e quinte 3.
Leggermente meno esteso di quanto calcolato nel primo istrumento; pertanto alla divisata ragione d’annui Ducati 13 e mezzo il moggio valutato dal predetto Di Costanzo, è stabilito il canone annuo  di Ducati 85 e Grana 29; così come appare dalla Fede di detto agrimusore  stilata il giorno 9 novembre dell’anno 1779 e che è accettata sia dal Daniele che da Don Onofrio e quindi si provvede a consegnarla al notaio Ragnisco per farla allegare al precitato istrumento.
Per sei anni Salvatore Daniele si dedica al suo lavoro di contadino ma, nel corso del mese di novembre dell’anno 1785, per comando di Sua Maestà il Re nostro Signore (trattasi del borbonico Re di Napoli Ferdinando IV nello stesso tempo Re di Sicilia come Ferdinando III, poi dal 1816 Re del Regno delle Due Sicilie come Ferdinando I) che spessissimo passava  per questi luoghi, per recarsi al divertimento delle Reali Cacce e Pesca di Licola e Fusaro, è deliberato dalla Reale Camera l’apertura di una nuova strada per ovviare all’inconveniente della vecchia oramai quasi sommersa dal mare.
Questa nuova strada, anch’essa atta a collegare Pozzuoli con Baia, è aperta proprio dentro il nostro Territorio venendolo a dividere in due porzioni, di cui la più piccola resta distaccata  dalla maggior parte del fondo.
Questa porzione, stretta ma lunga, ha come confini la stessa nuova strada nonché,  verso il mare,  la palude di proprietà dell'Università di Pozzuoli e tenuta in fitto dal signor Antonio Ferrara.
La nuova strada è chiamata Torre, prendendo nome dalla zona in cui ha inizio e che sua volta riceve questa denominazione dall’antica Torre Morales che vi si trova.
Salvatore Daniele per circa sei mesi governa e raccoglie il frutto anche dell'anzidetta piccola porzione distaccata, ma poi, anche per le difficoltà rappresentate dall’impaludamento e dagli stagnanti miasmi, si vede costretto ad abbandonarla. Addirittura si rinserra nel fondo rimastogli pensando solo al suo miglioramento. Infatti, il giorno 29 maggio dell’anno 1786, con istrumento rogato dal notaio Ferdinando Ragnisco, Salvatore Daniele prende a mutuo la somma di Ducati 100 da Don Onofrio Monaco e si obbliga a pagargli l’annuo interesse alla ragione dei sei per cento.
Nel citato istrumento afferma che questo prestito gli serve per costruire un muro di cinta per togliere dal suo Territorio i danni causati dal passaggio della nuova strada pubblica.
Dopo di che ritorna al duro lavoro nella masseria.
Poi principia a ritardare anche il pagamento del canone e paga solo alcune somme così come appare dalle ricevute fattagli da Don Onofrio, e pretende l’abbassamento di detto canone sia per l’occupazione di detta nuova strada, sia per la riferita piccola porzione di Territorio abbandonato, sia perché è dell’opinione che l’agrimusore Costantino, nella citata misura fatta, aveva misurato anche la zona ai piedi del costone di proprietà di Punziano Lucignano e quindi non in suo possesso fin dai tempi dell’esproprio effettuato per la sistemazione dell’Alveo Campano lungo il Vallone Mandria [3].
Quantunque Don Onofrio asserisse non essere vero, tuttavolta Don Salvatore insiste e sta fermo nella sua opinione, motivo per cui entrambi sono accinti a rimandare giuridicamente le loro opinioni.
Ma essendosi frapposti comuni amici, a far da pacieri, addivengono ad un nuovo accordo che è siglato il giorno 7 luglio 1791 ad opera del notaio Giovanni Costantino di Pozzuoli.
Pertanto, in attesa che Don Onofrio avesse a sua volta il bonifico di esproprio da parte dell'Università di Pozzuoli, per tacitare Don Salvatore per l’occupazione dell'apertura di detta nuova strada, per la descritta piccola porzione di Territorio rimasta abbandonata oltre la strada, come pure per il muro dal detto Don Salvatore fatto costruire per riparare  l’altra porzione di Territorio rimastogli, e in secondo luogo per la pretensione affermata da esso Salvatore per la mancanza della prenarrata costa, per la quale Don Salvatore aveva chiesto un rimborso annuo di Carlini 35, nonostante che detta mancanza avesse o meno importanza a detta di Don Onofrio, è allora fissato, a titolo di donazione irrevocabile fra vivi, il nuovo canone in Ducati 81 e Grana 79 che poi sarebbe stato in seguito diminuito esattamente della somma che sarebbe stata bonificata dall'Università di Pozzuoli [4] al detto Don Onofrio.
Dopo tale convenzione Don Salvatore ritorna a coltivare il fondo e continua  a pagare puntualmente fino al 15 agosto  dell’anno 1793, ma nel frattempo, il 10 luglio 1794, sopraggiunge la morte di Don Onofrio Monaco e sua erede universale ed usufruttuaria, a norma del testamento di Don Onofrio rogato il giorno 10 luglio 1793, è dichiarata dalla Gran Corte della Vicaria, con decreto di preambolo sotto il dì 28 luglio 1794, la di lui vedova Donna Felicia Grieco di questa medesima città di Pozzuoli.
E poiché la suddetta Donna Felicia, nel divisato nome, nel mese di settembre dell’anno 1794 si è aggiustata con la Università di Pozzuoli che in pubblico parlamento consiliare, in vigore di decreto, con ovvio apprezzamento dell’Illustrissimo Signor Marchese Don Ippolito, del Sacro Regio Consiglio, Consigliere della Real Camera, e Soprintendente  di questa predetta città, gli bonifica dall’annuo censo Ducati 10, Grana 77 e Cavalli 8 per il suolo occupato per la costruzione della strada, nonché annui Ducati 7, Grana 65 e Cavalli 8 per la piccola porzione rimasta in abbuono oltre la strada, e dai quali totali se ne debbono togliere annui Grana 51 e Cavalli 8 per le viti estirpate da detta nuova strada e dalla porzione rimasta abbandonata; così dai detti annui Ducati 10, Grana 77 e Cavalli 8, restano annui Ducati 10 e Grana 25, motivo per cui a tenore del convenuto con la precitata convenzione del 7 luglio 1791, detti annui Ducati 10 e Grana 25 debbono sottrarsi dal surriferito annuo canone di Ducati 81 e Grana 79, dovendo questo restare fissato in annui Ducati 71 e Grana 54 a beneficio del fu Don Onofrio che da più anni n'aveva titolo.
Nello stesso tempo, poiché Don Salvatore aveva, come visto, preso a mutuo da Don Onofrio la somma di Ducati 100 alla ragione del sei per cento annuo d’interessi, per fare siccome fece dalla parte di detta nuova strada un muro per riparo del restante Territorio, ogni anno Don Salvatore dovrà rendere in tutto Ducati 77 e Grana 54 a Donna Felicia Grieco, erede di Don Onofrio Monaco.
Pertanto Don Salvatore si reca, il 12 ottobre 1794, nuovamente dal notaio Giovanni Costantino unitamente alla citata Donna Felicia ed ai testimoni Ottavio Garofalo, giudice di Pozzuoli, Loffredo Graziano, Antonio Barletta e Raffaele Barrucci e con solenne giuramento mette per iscritto quanto sopra stabilito.
Tra l’altro Don Salvatore giura e promette che né da lui né dai suoi eredi e successori sarà mai più fatta richiesta, sotto qualsiasi titolo e pretesto, di abbassamenti del canone o di misurazioni del Territorio.
S'impegna tra l’altro ad effettuare il primo pagamento, sempre in Carlini d’argento, dall’entrante 15 agosto 1795 alla Magnifica Donna Felicia Grieco e di non mancare mai al suddetto pagamento per qualsivoglia ragione, occasione, motivo e causa, fermo restando che i Ducati 71 e Grana 54 formano il canone perpetuo ed inaffrancabile del fondo ed i Ducati 6 formano la parte affrancabile del mutuo, ottenuto nel 1786 direttamente da Don Onofrio.
 
Per quindici lunghi anni Don Salvatore ci ha fatto grondare in continui computi e ripensamenti. Abbiamo creduto fosse un contadino sempliciotto e poi constatato che, dotato di furbizia e vitalità, sa ben fare i suoi bravi calcoli. Abbondante, anche se a volte pretestuoso, il suo discorrere sul canone e sui metri quadri in più o in meno che costituiscono il Territorio che conduce in qualità d'enfiteuta.
Oltre questi pregi, o singolarità che dir si voglia, è anche un bravo agricoltore perché lo stesso Don Onofrio attesta che ha provveduto a migliorare il fondo incrementandolo come produzione agricola e preservandolo con una cinta muraria; operazione questa che richiede l’investimento della forte somma presa a mutuo.
E’ vero che abbandona la porzione rimasta separata dal resto del Territorio, ma a conti fatti questo pezzo non rende praticamente nulla; gli richiede solo ulteriore sudore.
La sua vita, il suo lavoro, i personaggi incontrati (il notaio Ferdinando Ragnisco oggetto una condanna quale simpatizzante giacobino ed Onofrio Monaco che sarà eletto, o sindaco, di Pozzuoli) nonché l’epoca in cui si trovò a vivere questo contadino puteolano meritano un minimo di approfondimento che ci riserviamo di concretizzare in un prossimo articolo.
 

FOTO
1 – La Starza
2 – Agrimusore
3 – Vallone Mandria
4 – Pozzuoli


Giuseppe Peluso - Pozzuoli Magazine del 15 giugno 2013


2 commenti:

  1. Anche a Bagnoli c'è un posto chiamato La Starza, anche qui c'era una masseria;
    esiste un collegamento con le storie?

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  2. Caro Peppe. Solo oggi ho letto questo tuo commento. Non esiste collegamento tra le due Masserie. Il toponimo Starza, molto diffuso in Campania, deriva dal termine latino medioevale ” starcia “, "terreno da seminare". Ciao

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