venerdì 1 aprile 2016

Gilberto e Luigi di Borbone-Montpensier



 Gilberto e Luigi di Borbone-Montpensier
Padre e figlio morti tragicamente a Pozzuoli

Gilberto di Borbone nasce nel 1443 da Luigi I conte di Montpensier e da Gabrielle, figlia dei conti de la Tour d'Auvergne.
Mentre suo padre è in vita Gilberto detiene il titolo di “comte-dauphin” (conte-delfino); dalla madre eredita il titolo di conte di Clermont en Auvergne.
Sarà anche delfino d’Alvernia, qualifica che ricevono i nobili possidenti di terre in Alvernia.
Gilbert viene presentato dal Guicciardini come “monsignore di Montpensier, del sangue dei re di Francia. I Bourbon-Montpensier, infatti, sono un ramo della famiglia di Borbone, risalente a Robert di Clermont figlio di san Luigi; un suo discendente sposa l’erede della contea di Montpensier.
La Famiglia deve il suo nome alla signoria di Bourbon l’Archambauld e del Borbonese, antica provincia del centro della Francia, ed i suoi membri hanno regnato, o ancora regnano, sulla Navarra, la Francia, la Spagna, Napoli, Sicilia, Toscana, Parma e Lussemburgo,

Gilberto [1], 

che sarà viceré di Napoli, è il primo Borbone a mettere piede nel Regno, e sia lui che suo figlio Luigi moriranno nella nostra Pozzuoli.
Dal 1471 al 1475 vive le prime esperienze di guerra contro Carlo il Temerario, resta fedele alla reggente Anna di Beauieu anche durante la “Guerra Folle” e combatte, nel 1487, contro Francesco II di Bretagna. Due anni dopo si impegna, nel Rossiglione, contro gli aragonesi di Ferdinando II.
Infine, nel settembre 1494, accompagna il re di Francia Carlo VIII nella prima delle otto “Guerre Italiane” del Rinascimento che sono stati dei conflitti, combattuti prevalentemente sul suolo italiano dal 1494 al 1559, aventi come obiettivo finale la supremazia in Europa.
Inizialmente questi conflitti sono scatenati da alcuni sovrani francesi, che inviano truppe in Italia, per far valere i loro diritti ereditari sul Regno di Napoli, retto dagli Aragonesi, e sul Ducato di Milano, retto dagli Sforza. Da locali le guerre diventano, in breve tempo, di scala europea coinvolgendo, oltre alla Francia e gli Stati Italiani, la Spagna l’Inghilterra e il Sacro Romano Impero.

Carlo VIII [2] 

rivendica il diritto al trono di Napoli in quanto discendente di Maria d’Angiò, sua nonna paterna; pertanto l'imponente esercito francese, nel settembre 1494 inizia la sua marcia attraverso l’Italia e, senza incontrare resistenza, dopo cinque mesi raggiunge Napoli in data 22 febbraio 1495 [3].

Qui il ceto baronale, per tradizione filofrancese, e ostile alla monarchia aragonese, ovvero Ferdinando II appena succeduto sul trono al Padre Alfonso II, accoglie trionfalmente il nuovo sovrano.
Ferdinando, detto “Ferrandino” [4], 

si rifugia prima nel castello d’Ischia e poi in Sicilia che è governata dal ramo principale della casa d’Aragona,
Ma la rapida avanzata di Carlo VIII, con massacri e brutalità a danno di città italiane, spaventa gli altri stati della penisola provocando ripercussioni sulla fragile politica del tempo.
A Milano Ludovico il Moro eredita il Ducato dal nipote Gian Galeazzo, vincendo le pretese dinastiche avanzate dagli aragonesi, ma ora s’avvede che Carlo VIII aspira anche ai suoi possedimenti.
A Firenze i Medici sono cacciati dalla città dove viene proclamata la Repubblica, e questa è avversa ai reali francesi.
A Venezia ora c’è la speranza d’impadronirsi di alcuni porti pugliesi che sono nelle mani dei francesi.
A Roma Papa Alessandro VI [5], 

al secolo Rodrigo Borgio Padre di Cesare e Lucrezia, è appena salito al soglio pontificio ed è intenzionato ad assicurare feudi secolari ai suoi figli.

Tutti questi stati italiani, con Regno d’Aragona, Regno d’Inghilterra e Sacro Romano Impero, formano la Lega Santa ed iniziano ad attaccare le vie di rifornimento, marittime e terrestri, tra la Francia ed il suo re che si trova nella lontana Napoli.
Re Carlo VIII, nel maggio 1495, prende la decisione di ritornare in Francia, con il grosso dell’esercito, e nomina Gilberto di Borbone viceré dei territori appena acquisiti e generalissimo delle truppe che lascia a Napoli.
Per quanto Gilberto sia prode i fatti provano che Carlo VIII non ha affidata la sua conquista a mani abbastanza capaci di conservarla.
Pigro ed indolente per natura, seppure buono ed ardito cavaliere, egli non si alza mai prima di mezzodì. Invece di far osservare alle sue truppe una rigorosa disciplina tollera le violenze ch’essi commettano, specialmente verso le donne, e la sua poca saggezza irrita i Napoletani.
Ferdinando d’Aragona, saputo dell’odio che i francesi s’attirano, il 7 luglio 1495 rientra a Napoli e, con l’aiuto di truppe spagnole, li costringe a ritirarsi nei castelli partenopei dove resistono.
I francesi sono costretti a rifugiarsi ad Atella ed in questa cittadina, subito assediata, debbono capitolare ed in circa seimila sono inviati prigionieri a Castellammare di Stabia.
Qui iniziano ad ammalarsi del “mal francese” e, secondo un cronista, ne muoiono cento a giorno.
L'esercito di Carlo è colpito a Napoli da questo nuovo e misterioso morbo, ovvero la Sifilide allora sconosciuta, che la storiografia europea ha sostenuto si fosse diffusa dalle Americhe nel vecchio continente per mezzo di marinai di Cristoforo Colombo.
Il ritorno dell'esercito francese verso nord diffonde la malattia in tutta Italia, e alla fine in tutta Europa, e che d’ora in poi viene conosciuta col nome di "Mal francese", o "Mal Napoletano".
Ferdinando vedendo questo, e simulando di voler lasciare partire i prigionieri per la Francia sopra navi, che però tarda a far giungere, li invia a Baia e Pozzuoli dove muoiono quasi tutti tanto che ne rimpatriano appena in cinquecento.
Lo stesso Gilbert di Monpensier, trasferitosi infermo a Pozzuoli, vi muore il 9 novembre del 1496 ed è sepolto nella locale chiesa di S. Francesco, l’attuale S. Antonio [6].

Intanto in Francia a re Carlo VIII succede il cugino Luigi XII che pure avanza pretese sul Ducato di Milano, come discendente dei Visconti. Inizia così la seconda guerra italiana
Nel contempo a Gilberto di Borbone succede, nella contea, il figlio Luigi II nato nel 1483 dal matrimonio di Gilberto con Chiara Gonzaga [7], 

figlia del duca di Mantova.
Nel 1499, a sedici anni, Luigi è con il suo re, siamo alla Seconda Guerra Italiana, nell’esercito che espugna Milano costringendo Ludovico il Moro a riparare in Germania.
L’anno dopo, nel 1500, inizia la Terza Guerra Italiana con la quale gli Aragonesi di Spagna mirano a riunire la loro Sicilia con la Calabria e la Puglia riservando agli alleati francesi la Campania e l’Abruzzo.
Luigi II di Borbone vi partecipa con le truppe inviate dal Re di Francia e si distingue nell’assedio di Capua del 1501; poi partecipa alla conquista di Napoli che avviene a fine luglio dello stesso anno.
Dalla capitale si reca a Pozzuoli e vi fa celebrare un solenne esequio a suffragio di suo Padre Gilberto. Luigi vuole vederne le spoglie ma, alla vista del cadavere, si ridesta in lui così forte la tenerezza filiale che, dopo aver versato un torrente di lacrime, è colto da febbre. Dopo lunghe ore delle donne compassionevoli, vedendolo ancora chino col capo poggiato sul suolo e senza far neppure un movimento, lo chiamano.
Non vedendosi rispondere lo scuotono e, poiché non fa nessun movimento, lo sollevano e s’accorgono che è cadavere; morto quando ha appena compiuto i diciotto anni.

Intanto nasce un conflitto tra i due occupanti il Regno di Napoli e alla fine la Spagna ha la meglio affermandosi come la principale potenza continentale, ponendo gran parte della penisola italiana sotto la sua dominazione diretta. Con il trattato di Lione del 1504 la Francia è costretta a rinunciare al Regno di Napoli che, a partire da allora, resta per due secoli sotto la sfera di influenza spagnola.
In seguito le spoglie di Gilbert Borbone di suo figlio Luigi sono trasferite in Francia nella Sainte-Chapelle d'Aigueperse dove si trovavano una “natività” del Ghirlandaio ed il famoso “San Sebastiano” [8], 

ora al Louvre, che il Mantegna aveva dipinto su commissione di Federico Gonzago per le nozze di sua figlia Chiara con Gilberto di Borbone.

Giuseppe Peluso




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