lunedì 12 dicembre 2016

Dalla Città di Milano alla Giulio Verne

Dalla Città di Milano alla Giulio Verne
Ventimila leghe di cavi Pirelli sotto i mari


Verso l’anno 1884, gli inglesi hanno di già posato un collegamento transoceanico con l'America ed anche il governo italiano si sente in dovere di portare il telegrafo dalla terraferma alle isole che si trovano nel Tirreno e nell’Adriatico.

Nel 1885 la ‘Pirelli’ si aggiudica una commessa dell'Amministrazione dei Telegrafi; dodici collegamenti a mezzo cavi per una lunghezza complessiva di circa ottocento chilometri. Naturalmente deve provvedere alla loro posa in mare ed alla necessaria manutenzione per i successivi vent'anni.
Per quanto riguarda la realizzazione del cavo si rende subito fondamentale la costruzione di un nuovo stabilimento dedicato. Pertanto nasce la fabbrica di San Bartolomeo [1], 

nel golfo di La Spezia, destinata all'armatura con fili di ferro delle anime in rame e guttaperca (Gomma naturale ottenuta dal latice di varie piante ‘Sapotacee’ della Penisola di Malacca), provenienti dallo stabilimento di Milano.

In Inghilterra è ordinata una nave posacavi, madrina la madre del presidente Alberto Pirelli, battezzata col nome ‘Città di Milano' [2]. 

E’ un bastimento di circa 1.000 tonnellate, lungo settanta metri ed una velocità di 11 nodi. Ha attrezzature elettriche e meccaniche particolari e grandi vasche capaci di contenere, immerse in acqua marina, le spire del serpente di rame, guttaperca e acciai, fino a 400 chilometri di lunghezza.
Con questo bastimento i Pirelli ed i loro tecnici divengono anche marinai ed in base alle clausole della convenzione col Governo Italiano la nave è data in consegna alla ‘Regia Marina’. La stessa convenzione prevede che la Marina dovrà metterla a disposizione per il servizio dei cavi sottomarini, con tutto l'equipaggio marinaro, sobbarcandosi delle spese di navigazione. Nel contempo la Pirelli fornirà il personale tecnico specializzato, sia elettrotecnico che subacqueo.

La nave posacavi ‘Città di Milano’ è consegnata nel giugno del 1888 ed a luglio il collegamento Italia - isole minori è già funzionante.
Poco dopo, nel 1890, la Pirelli si assicura, per incarico del governo spagnolo, anche la fornitura e la posa di cavi sottomarini colleganti la Spagna (Javea) con le isole Baleari (Ibiza).
Fa seguito il cavo che collega Napoli – Ustica - Palermo posato a una profondità record di 3.770 metri, e ancora il cavo Spagna - Tangeri - Marocco.
Una relazione societaria del 1893 ci dà alcune pennellate di quella che deve essere la vita sulla nave, con gli uomini "obbligati di portare, quando sono a bordo, la divisa degli equipaggi della Regia Marina", si chiamino essi Giovanni Battista Pirelli, nella foto a bordo con la moglie [3], 

o Ettore Pinelli, direttore dello stabilimento di La Spezia, o Ingegnere Emanuele Jona [4]. 

Non sappiamo quante persone fossero a bordo, ma sicuramente non poche; dai "capi operai elettricisti agli impiegati mandati da Milano appositamente per il disimpegno dei servizi di contabilità e corrispondenza durante le campagne", ai "sorveglianti, guardafili e guardaapprodi". E poi, "cuochi, sottocuochi, sguatteri, camerieri, domestici". L'elenco del 1893 cita anche la presenza di un "postino".

Dopo i frenetici periodi dedicati alla posa dei nuovi collegamenti, gli ultimi anni del secolo vedono la ‘Città di Milano’ impegnata nell'attività di manutenzione di cavi già posati, anche da altri, siano essi immersi nel Mar Rosso, nell'Adriatico o nel Mediterraneo. La Società partecipa largamente alla posa dei cavi che collegano Genova ad Anzio e con Malaga, e di là con l'America del Nord e del Sud. L'invenzione meravigliosa delle radio comunicazioni non rallenta lo sviluppo dei cavi telegrafici e telefonici sottomarini che continuano con ritmo accelerato ad essere posati nei mari di tutto il mondo.
Nelle guerre, a cominciare da quella italo - turca del 1911/1912, la ‘Città di Milano' è chiamata più volte, e con essa il personale della ditta, a compiere operazioni rischiose per riparazione di cavi o per la posa di nuove linee strategiche, o per il taglio di cavi nemici. Tra queste ultime imprese si ricorda il taglio, tra mine nemiche, di cavi telegrafici all'imboccatura dei Dardanelli sotto il fuoco delle batterie turche, seppure scortata dall’incrociatore ‘Pisa’ [5]. 

Nell'occasione di tagli di cavi nemici, il cavo, rampinato e portato a bordo, viene tagliato e seguono divertenti dialoghi col telegrafista nemico, operante all'altro estremo del cavo stesso.

La vita avventurosa della ‘Città di Milano’, settantatre campagne in mare e 6.000 chilometri di cavi posati, termina contro uno scoglio del mare di Sicilia, al largo dell'isola di Filicudi, il 16 giugno del 1919.
Scompaiono con la nave 26 uomini tra cui l’ingegner Emanuele Jona, i suoi collaboratori ingegneri Ettore Pinelli ed Ettore Vitali, tre operai della Pirelli ed il direttore generale dei Telegrafi Italo Brunelli. Tra l’equipaggio militare il comandante in seconda tenente di vascello Carlo Marchetti, tre sottoufficiali e 12 tra sottocapi e mariani; i sopravvissuti sono 75.  

Al momento del naufragio è già in servizio la nave tedesca ‘Grossherzog von Oldenburg’, costruita nel 1905 presso i cantieri ‘Shichau & Co’ di Danzica per conto della ‘Norddeutsche Seekabelwerke’.
Nel 1919 l'unità è assegnata come preda di guerra alla ‘Regia Marina Italiana’ in riparazione dei danni subiti durante il conflitto, e nel 1921 è ribattezzata ‘Città di Milano II’ [6].

Di proprietà della Marina, ma pure essa con personale tecnico della Pirelli a bordo, la ‘Città di Milano II’ fa innumerevoli campagne di posa e di manutenzione di cavi telegrafici e poi anche telefonici, oltre ad essere utilizzata dalla Marina per operazioni straordinarie e delicate.
E’ la ‘Città di Milano II’ a salvare nel 1928 i naufraghi della Tenda Rossa, dopo aver scortato il dirigibile ‘Italia’ nel suo viaggio artico.
Quasi al termine della Seconda Guerra Mondiale, il 18 settembre del 1943, la ‘Città di Milano II’ è autoaffondata nel porto di Savona, affinché non cada preda dei tedeschi dopo l'armistizio.

Nell’immediato dopoguerra la Pirelli acquista il radiato ex sommergibile ‘Domenico Millelire’ e, con pochi ma evidenti lavori allo scafo, lo trasforma in deposito lattice. Per lunghi anni sarà ormeggiato a La Spezia San Bartolomeo; così come lo vediamo dalla foto della collezione Erminio Bagnasco [7].  

Subito dopo la guerra nel giugno del 1951, utilizzando la motozattera ‘Aniene’ appositamente costruita, la Pirelli posa il primo cavo in polietilene tra Napoli e le isole di Ischia e Procida. Il cavo, una conduttura elettrica, è poi seguito da un altro collegamento simile tra Piombino e Isola d'Elba, mentre nella primavera del 1952 a La Spezia già è in lavorazione un nuovo cavo telefonico, sempre in polietilene che inizia a sostituire il guttaperca, destinato al tratto di mare fra Trapani e l'isola di Favignana.

Nel 1953 iniziano i lavori di costruzione di uno stabilimento ad Arco Felice (Pozzuoli), in ottima posizione in riva al mare. La Pirelli Intende trasferire e soprattutto modernizzare in tali nuove officine le lavorazioni in atto nello stabilimento della consociata ‘Fabbrica Italiana Conduttori Elettrici’ di Napoli e concentrarvi anche quelle per cavi sottomarini situate in parte nello stabilimento della Bicocca a Milano e in parte a La Spezia.
A questa concentrazione la spingono esigenze tecniche ed economiche di notevole rilievo. Tra l'altro, per quanto riguarda i cavi sottomarini, le officine di La Spezia si trovano su terreno demaniale e senza possibilità di espansione mentre gli sviluppi della tecnica, con applicazione anche in campo telefonico, danno affidamento di un aumento del ricorso ai cavi sottomarini.

Nel luglio del 1955 chiude lo stabilimento di La Spezia ed a novembre 1956 entra in funzione il reparto cavi sottomarini di Arco Felice.
Questo è situato nell’ex balipedio dell’Armstrong con una superficie di 70.000 metri quadrati, e tutto intorno allo stabilimento sono piantati molti alberi a fusto alto, così da rendere più accogliente l’area di lavoro, e più salubre l’aria. La scelta di Pozzuoli è influenzata da diversi fattori, tra cui, la particolare linea costiera, che rende le acque particolarmente calme e protette, garantendo la stabilità degli ormeggi, durante il carico delle navi.
Fin dall’inizio è gettato il lungo pontile [8], 

successivamente prolungato con una nuova passerella ed integrato dalla testata, adibito all'imbarco sulle ‘cable ship’ dei cavi sottomarini prodotti nell’adiacente fabbrica.  
Nello stabilimento di Pozzuoli sono prodotti i cavi noti come “Cavi Pirelli”, costituiti da un conduttore di rame o alluminio, vuoti nel centro e rivestiti di polietilene. In seguito all’apertura del centro di Bari la produttività va calando ma vi si pone rimedio estendendo la produzione, anche a cavi telefonici urbani e cavi coassiali. Attorno alle attività della Pirelli sorgono diverse aziende, specializzate nella meccanica di precisione e nella produzione di bobine per l’avvolgimento dei cavi.

La Pirelli si serve di unità posacavi noleggiate da società terze anche se su molte imbarcazioni sono impegnati suoi dipendenti, scelti tra le maestranze aziendali, ed esperti palombari della locale marineria.
Intanto l’armatore romano Giuseppe d’Amico, di origine salernitana, intuisce l’importanza dello sviluppo delle telecomunicazioni ed ha l’idea di far costruire la posacavi ‘Salernum’, presso il cantiere ‘Navalmeccanica’ di Castellammare di Stabia, dandola in gestione alla ‘Compagnia Italiana Navi Cablografiche’. 
La nave, impostata nel 1952, varata nel 1953 [9] 

e consegnata nel 1956, stazza 2.789tn; lunga 103,50mt; larga 12,63mt; pesca 5,92mt; con 5.000hp di potenza raggiunge la velocità di 18 nodi. Il cavo telegrafico da posare sul fondo marino è allogato in ampie stive; la ‘Salernum’ è fornita di radiotelefono, due scandagli elettroacustici, un solcometro elettrico e un radar per la navigazione.
Essa è attrezzata anche per lavori di oceanografia e idrografia e sotto questa veste compie alcune campagne scientifiche internazionali tra cui la “MeteoSeaWorld” del 1976, diretta e coordinata dal comandante Jacques Yves Cousteau.

Per decenni ho ammirato questa nave, con la sua la sua bianca ed elegante linea, attraccata al lungo pontile della Pirelli di Pozzuoli; dove era solita sostare per il carico di nuovi cavi [10]. 

Caratteristico lo stemma della Flotta D’Amico [11], 

tipo croce di Amalfi, di colore blu su fondo giallo, che spiccava sul suo funile.
Tra le sue operazioni la posa di più moderni cavi tra Italia e Sardegna nel 1957, e tra Sicilia e Sardegna nel 1962.
Tra le memorie quelle raccontate da un vecchio marinaio puteolano; la sua leggendaria spedizione, con la ‘Salernum’, nei mari della Malesia nel corso degli anni ’60. Posarono cavi tra Malacca, Singapore e Indonesia e ritornarono carichi di ricordi, di esotiche avventure, di foto diapositive, che vedevo per la prima volta, e di nostalgia.

Nel 1975 la ‘Salernum’ stende cavi tra Germania e Svezia e nel 1976 opera alle Maldive nell’Oceano Indiano. Questo stato insulare l’ha ricordata, e per sempre immortalata, su di un suo francobollo [12].

Nel 1984 è venduta alla ‘Transoceanic Cable Ship Co’, sussidiaria di ‘AT & T’; ribattezzata ‘Charles I. Brown’ [13].

Opera come posacavi fino al 2003 quando è affondata per formare una scogliera artificiale nell’isola di St. Eustatius, nei Caraibi.

La ‘Società Cavi Pirelli’ torna ad utilizzare altre navi prese a noleggio ma poi, nel 1988, acquista per il settore ‘Impianti’ del ‘Gruppo Energia’ una nave posacavi con una eccezionale capacità di carico: “oltre 7.000 tonnellate di cavo".
La nave, al momento del varo, batte bandiera inglese e si chiama ‘Northern Venturer’. Costruita nel 1983 nei cantieri coreani della ‘Hyundai’, appositamente per la “Pirelli General” inglese per una posa di cavi nel Canale della Manica, è lunga 124,94mt; larga 30,48mt; pesca 6,10mt; e disloca 12.000tn a pieno carico.
Essa è la nave posacavi più grande del mondo ed una delle principali sue caratteristiche è il sistema di posizionamento dinamico, che le consente, attraverso il controllo di un computer centrale, di sfruttare al meglio le potenzialità delle eliche di propulsione; in questo modo riesce a contrastare gli elementi ambientali esterni, vento, onde, corrente, anche di forte entità.
Allo stesso tempo, con le necessarie tecnologie avanzate perché negli anni ’80 inizia a diffondersi la ‘Fibra Ottica’, è in grado di posare i cavi sottomarini con estrema precisione lungo il tracciato predefinito ed una delle poche atta ad operare fino ad una profondità di 2.000 metri.

Dopo l’acquisto una breve sosta al porto di Savona per alcuni interventi sulle dotazioni di bordo, una pitturata di bianco e azzurro, il tempo di far salire la bandiera italiana ed è battezzata ‘Giulio Verne’ [14]. 

Con questo nome raggiunge lo stabilimento di Arco Felice, giusto un secolo esatto dal varo della prima ‘Città di Milano’.

La piattaforma rotante da 7000t di carico, della ‘Giulio Verne’, è una grande vasca di 25mt di diametro esterno e 4mt di altezza, dove i cavi destinati all’installazione possono essere stoccati per il trasporto nelle zone di posa. Per la realizzazione di lunghi collegamenti è quindi necessario effettuare numerose campagne di installazione collegando le successive pezzature di cavo mediante operazioni di giunzione di elevato contenuto tecnologico, eseguite a bordo nave da personale altamente qualificato. Il volano di posa è una grande ruota motorizzata di 6mt di diametro [15], 

che consente di movimentare il cavo durante la posa dalla piattaforma di stoccaggio verso mare in condizioni di velocità controllata e di sostenerne il tiro, mentre scende verso il fondo del mare.

Intanto nel 2005 la ‘Pirelli Cavi’ passa sotto il controllo della Goldman Sachs Capital Partners’ ed assume la denominazione di ‘Prysmian Cables & Systems’ diventando leader mondiale nel settore dei cavi e sistemi per il trasporto di energia e telecomunicazioni. Presente in 41 Paesi nei 5 continenti, con oltre 12.000 dipendenti e 54 siti produttivi distribuiti in 21 Paesi.

In tutti questi anni la “Giulio Verne” ha compiuto centinaia di missioni in tutti i mari del mondo, dal Mediterraneo al Mare del Nord, dall'Oceano Atlantico all'Oceano Pacifico, dalla California all'Indonesia, dal Brasile al Giappone. Molte volte è fuori per mesi, per raggiungere i lontani mari in cui opera, ma sempre deve ritornare nel golfo puteolano per rifornirsi di nuovi cavi.

La sua vera casa resta lo stabilimento di Arco Felice [16].

BIBLIOGRAFIA
Alberto Pirelli - Vita di un'Azienda Industriale
Stefania Elena Carnemolla – Il Mare per comunicare
Gaetano Fontana – Le navi varate a Castellammare di Stabia
Sebastiano Aleo – SAPEI Il cavo dei record

Giuseppe Peluso

1 commento:

  1. CON non malcelato orgoglio,sono stato impiegato con mansioni tecniche,nel reparto cavi sottomarini,dello stab.to di ARCO FELICE,denominato SA,CO.I,(COLLEGAMENTO SOTTOMARINO SARDEGNA-CORSICA ITALIA)Ebbi modo di apprezzare le capacita' tecniche della attuale "GIULIO VERNE"durante la posa nel canale della MANICA,per il collegamento FRANCIA INGHILTERRA unitamente al comandante NESI, ex ufficiale della nave "SALERNUM".E'con grande commozione che ho letto questo "post"perche' ho fatto un REVIVAL di circa trenta anni di attivita' nel campo dei cavi sottomarini.Saluto con affetto l'ing. ALEO e' tutti coloro con cui ho avuto modo di collaborare nell'ambito della PIRELLI CAVI prima,e' PRYSMIANN dopo.UN ABBRACCIO A VOI TUTTI FENDERICO BRUNO

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